lunedì 26 gennaio 2015

“Qui est Charlie?” Interrogativi e spunti di riflessione

Quello che andiamo a scrivere, o per meglio dire a domandare, sono solo alcuni dei tanti quesiti che vogliono essere un punto di partenza per alcuni ragionamenti. L’intenzione è quella di creare un discussione o dibattito, perché tra mezze verità propinateci e le solite sentenze razziste rigurgitate si rischia grosso. L’11 settembre europeo, così intitolato, è stato al centro di puntate televisive, dove ciascun personaggio chi più o chi meno discutibile diceva la propria. Piccola premessa ma assolutamente doverosa: diffidando dai soliti sproloqui, slogan e bugie mainstream, l’intento è di esercitare uno stimolo collettivo ad un pensiero critico, certamente con tutti i dubbi e le ipotesi del caso.

Un punto di partenza, a nostro avviso, può essere offerto dal concetto di “libertà di espressione”. L’abbiamo sentita e risentita più volte in questi giorni in tv e letto sui quotidiani, venduto quasi come un dogma, senza però i giusti punti interrogativi che proviamo quindi a mettere noi. Proprio perché abbiamo un Salvini e una Le Pen che si ergono difensori di una qualche “libertà” forse dovremmo domandarci qualcosa. E allora… Cosa dobbiamo intendere per “libertà di espressione”? La nostra libertà o satira che dir si voglia autorizza all’offesa? La libertà d’espressione può essere confusa e sfociare in derive razziste?
La linea in questo caso risulta molto sottile. E nuovamente, con personaggi come Netanyahu e Poroshenko che aprono quell’ipocrita sfilata per rivendicare il diritto di poter esprimere la propria idea, pensiamo sia lecito avere qualche perplessità. Eppure quel giorno anche loro erano “Charlie”. Tutti lo erano.

Proseguiamo. I due assassini sono ragazzi francesi, arrivano dalle banlieues parigine, che di certo non sono luoghi facili dove crescere. Le loro famiglie sono di origine araba, ma loro sono francesi. Quindi l’altra domanda è: perché al primo sparo vengono narrati esclusivamente come arabi? La ghettizzazione di tutte quelle famiglie nelle periferie cosa ha mosso negli animi di oggi? Nel 2005 proprio in queste banlieues esplosero fenomeni di rabbia contro il governo francese, cieco dei bisogni reali e fondamentalmente razzista con quella componente giovanile. La domanda quindi è: che relazioni ci possono essere tra questo tessuto di marginalità e spaccatura sociale, a cui sono stati da sempre relegati questi cittadini di “serie B”, e l’assassinio dei giornalisti di Charlie Hebdo? Siamo così sicuri che l’Europa non abbia colpe per quanto accaduto? Ci pare che in Medio Oriente, lontano dai riflettori siamo liberi di comportarci come più ci fa comodo e ci meravigliamo però quando i nostri stessi errori e le barbarie commesse si ritorcono contro?

Queste sono solo alcune delle tantissime domande che ci sono venute in mente. Le risposte possono essere senz’altro molteplici, come anche le domande da formulare, ma se si volesse anche solo fare lo sforzo di ricercare le cause confrontando i dati reali con i giusti strumenti storici, politici e sociali otterremmo senz’altro una chiave di lettura differente da quella proposta dalla maggior parte dei media.

Di certo se historia magistra vitae, odiare il vicino è di gran lunga più facile e conveniente che odiare chi davvero ci è nemico. E quindi, siamo proprio sicuri di essere “Charlie”?

Da questi e altri interrogativi vorremmo partire per un primo momento di discussione collettiva e aperta a tutti/e assieme a Karim Metref, autore del blog "Divaga-azioni" e di alcuni commenti interessanti e non scontati postati nelle ore successive all'attentato di Parigi. 
L'appuntamento è per mercoledì 28 gennaio, ore 17 a Palazzo Nuovo (aula da definire).

Ascolta l'audio della diretta realizzata in vista dell'incontro con Karim Metref ai microfoni di Parole Ribelli: