Il 12 dicembre in occasione dello sciopero indetto
dai sindacati (Cgil e Uil) migliaia di persone scenderanno in piazza contro il
governo Renzi. Mentre il giovane premier, con il suo teatrino mediatico, prova
a mettere tutti nella stessa barca (lui compreso), provvedimenti come l'ultima
legge di stabilità e il Jobs Act mostrano come in realtà non sia così. Sono i
nostri bisogni a rimanere inascoltati; i nostri desideri a rimanere disattesi;
i risparmi delle nostre famiglie a essere prosciugati.
Attraverso misure come la riforma del mercato del
lavoro (Jobs Act) viene normalizzata la condizione dei tantissimi lavoratori
precari. Piuttosto che estendere la platea dei diritti, si è fatta la scelta
opposta: NESSUNO AVRA’ DIRITTI.
Anche l'Università è stato oggetto delle attenzioni
del Governo. Anche stavolta però, queste assumono le sembianze di un paio di
forbici. Parte del personale tecnico amministrativo verrà liquidato; al suo
posto entreranno gli studenti pronti a prestare la propria manodopera in cambio
di pochi soldi o di qualche credito formativo.
Stessa sorte toccherà agli studenti degli istituti
tecnici. A loro, il nuovo piano per una "buona scuola" regala l’opportunità
di prestare le proprie forze per un lavoro gratuito, o nella migliore delle
ipotesi sottopagato, in cambio di un punto in più nel curriculum o per avere la
possibilità (o l'illusione) di poter realizzare i propri sogni, bisogni,
aspettative.
Non dobbiamo però pensare che i responsabili della
nostra condizione siano tutti rinchiusi nelle segrete stanze dei ministeri.
Alcuni sono ben più vicini a noi. Lo dimostra la recente inaugurazione
dell'anno accademico nella nuova Aula Magna nel Polo della Cavallerizza Reale.
Nonostante ci siano strutture, come Palazzo Nuovo, all’interno delle quali bastano
due gocce di pioggia perché ci piova in testa, le autorità accademiche hanno
ben pensato di finanziare questa nuova opera alla modica cifra di 7 milioni di
euro.
Per questo come universitari pensiamo che il nostro
posto sia in piazza.
Certo non riteniamo ingenuamente che la sfilata dei
sindacati possa essere una risposta adeguata e un contenitore sufficiente a
racchiudere tutti i nostri problemi e bisogni, ma siamo convinti che il 12 sia
una data da attraversare e in cui mobilitarsi in uno spezzone sociale composto
da chi lavora per vivere, da chi il lavoro non lo ha, da chi studia, da chi non
riesce più a pagare le tasse o l’affitto . Uno spezzone per chi vuole
associarsi al grido della Torino che non vuole chinare la testa.
...Ci vediamo in piazza il 12 Dicembre!