Gli
arresti di oggi portano 6 studenti ai domiciliari e una studentessa all'obbligo
di firme giornaliere con l'accusa di aver contrastato in più occasioni la
presenza del Fuan e della Lega Nord in università. In queste occasioni i
fascisti e i leghisti distribuivano volantini xenofobi contro la presenza di
stranieri e migranti in università.
Sommati
agli altri studenti già ai domiciliari, con i rientri notturni, obblighi di
dimora e firme il numero sale a 14. Un
numero che salta all'occhio, e ci parla della normalità dell'uso repressivo e
punitivo delle misure cautelari che mira ad intimidire gli studenti e le
studentesse dell'Università di Torino.
Va denunciato con forza il fatto che gran parte di queste misure cautelari
siano vessatorie e estremamente restrittive, tanto che a metà di questi
studenti è proibita la comunicazione con l'esterno in qualunque forma. Per
alcuni è stata proibita la frequentazione di corsi obbligatori e si rende loro
difficile sostenere gli esami e reperire i libri per lo studio. Questi fatti
sono già stati ribaditi con forza dalla campagna #LibertàDiDissenso#LibertàDiStudiare, promossa dagli studenti dell'ateneo di Torino e sostenuta
da moltissimi docenti e lavoratori.
Passiamo
ora ai fatti che hanno portato a questi ultimi arresti. Leggendo l'ordinanza ci
si rende subito conto della pretestuosità dei fatti e degli episodi contestati,
con un maldestro tentativo di tenere insieme 3 differenti episodi di
contestazione alla presenza del Fuan e del Mup (movimento universitario padano)
in università. [Per una cronaca più dettagliata rimandiamo agli articoli
pubblicati in merito: - 25 novembre: Il Fuan provoca, la polizia circonda e minaccia gli studenti!, Fuori il Fuan dall'Università. L'auletta Borsellino restituita agli studenti - 2 novembre: Fuori la Lega dall'Università! Cacciati i giovani padani dalla Palazzina Einaudi].
In
tutte queste occasioni l'università è stata militarizzata in maniera pesante.
Riempendo l'università di polizia e carabinieri (a volte più di un centinaio!)
e imponendo check point a tutti gli studenti specialmente all'ingresso e
all'interno del Campus Einaudi. Da anni oramai la Questura di Torino, con la
complicità del Rettore Ajani, utilizza il Fuan, il Mup e qualsiasi altra presenza
più o meno istituzionale in università per militarizzare ed impedire qualsiasi
tipo di contestazione, anche solo probabile. La presenza di neofascisti e
politici di spicco viene usata per imporre un dispositivo di comando, che
dietro la scusa di garantire la libertà di espressione, nasconde il tentativo
di normalizzare un campus “vetrina”che, da quando è stato costruito, continua a
non essere quella passerella perfetta, che la politica torinese e il rettore
vorrebbero.
Il
continuo riproporsi di situazioni di questo tipo hanno portato ad un apice
nella giornata del 25 novembre scorso, in cui la polizia ha circondato l'aula
studio C1 autogestita, provando a sfondarne le porte ma non riuscendoci a causa
della determinazione degli studenti che si trovavano dentro.
Contemporaneamente, all'esterno dell'aula la risposta spontanea degli studenti
fuori, accorsi in più di 300 in meno di 30 minuti, impediva il trasferimento in
questura dei presenti. Il giorno dopo questo fatto gravissimo si è tenuta
un'assemblea che ha visto la partecipazione di centinaia di studenti e i
vertici del campus scusarsi per il comportamento della polizia dopo avere
stigmatizzato la presenza, tra i provocatori del Fuan, del consigliere comunale
Maurizio Marrone (FdI).
La
risposta di quei giorni ci parla di un'incompatibilità latente al controllo e
al dispositivo di comando nell'università riformata. L'operazione di oggi,
invece, ci parla della paura di chi tende i fili del potere dentro e fuori
l'università. Paura del rifiuto, anche nelle sue forme più embrionali. Paura
dei comportamenti non omologati. Paura che però non potrà essere esorcizzata a
suon di misure cautelari sugli studenti, perché le contraddizioni che la
causano sono profonde. Certo, si tratta ancora di comportamenti incompatibili
che non rovesciano i rapporti di potere, ma che da più parti continuano a
emergere, anche sotto forme contraddittorie, e che ci parlano di un università
non pacificata. Se osserviamo meglio, queste operazioni di polizia e
l'accanimento verso gli studenti che provano ad organizzarsi contro questo
modello di università, colpiscono tutti gli spazi aperti e di libertà che
esistono all'oggi nell'accademia.
Chi
oggi dichiara di aver difeso la libertà d'espressione dei fascisti e dei
leghisti guarda al dito e non alla luna. In questi ultimi mesi ritorna spesso
una frase “il sapere è fatto per prendere posizione”. Bene, una posizione che
da chi ha a cuore la possibilità di mettere un bavaglio a studenti e professori
è già stata presa. Gli arresti di oggi, per chi ha il coraggio di guardare,
sono il tentativo di punire chi si espone pubblicamente e si adopera in modo
attivo per il cambiamento dell'istituzione accademica. L'arbitrarietà
dell'operazione è lampante: i reati contestati sono scuse per rinchiudere e
intimidire. Inoltre, va specificato come reati analoghi a quelli contestati in
situazioni al di fuori dei movimenti sociali non siano assolutamente
sufficienti per giustificare le misure cautelari.
Il
procuratore Spataro e suoi solerti pubblici ministeri Pedrotta, Padalino e
Rinaudo utilizzano arbitrariamente le misure cautelari per soffocare qualsiasi
dissenso. L'utilizzo di due pesi e due misure (come tanti altri casi in
passato) è oggi più lampante che mai. E sembra che la priorità della procura
sia quella di soffocare qualsiasi espressione di movimento e di lotta dentro
l'università e la città. Il Rettore Ajani crediamo che sia complice di tutto
questo e lo dimostra il suo silenzio rispetto alla vicenda e le sue passate
dichiarazioni che giustificavano la militarizzazione dell'ateneo. Diciamo ciò
con la tranquillità di chi non si spaventa e con la determinazione di chi vede
la possibilità del cambiamento.
Un
abbraccio solidale e forte va a tutti in nostri compagni e compagne colpiti
dalle misure restrittive.
Un
grido di sfida invece a chi vuole soffocare la libertà degli studenti.
Mattia,
Diego, Simone, Silvestro, Umberto, Jacopo, Luca, Davide, Valeria, Francesca,
Nicola, Eddi, Costanza, Alice LIBERI SUBITO!