Negli
ultimi giorni le cronache locali hanno dato ampio spazio al “Botellon di fine
esami” che si è tenuto lo scorso fine settimana in piazza Cavour, in pieno
centro di Torino.
Partiamo
da una breve ricostruzione dei fatti: per festeggiare la fine della sessione di
esami invernale viene lanciato un botellon
ai giardini Cavour per l’ultimo weekend di febbraio. Tutto nasce da una pagina
Facebook che, a quanto si legge, ha già pubblicizzato eventi simili negli
scorsi mesi. Questa volta, però, la partecipazione supera le aspettative
(comprese quelle degli organizzatori) e venerdì sera sono più di duemila gli
studenti che si ritrovano ai giardini.
Probabilmente
nel tentativo di colmare qualche vuoto di notizia tipico del fine settimana, il
giorno successivo i maggiori quotidiani locali dedicano intere fotogallery alle
immagini della piazza dopo la festa, insistendo con imbarazzante dovizia di
particolari sulle bottiglie e i bicchieri rimasti - prevedibilmente - a terra,
sollevando le prime - e altrettanto prevedibili - polemiche.
A
quel punto anche il sindaco Piero Fassino decide di intervenire sull’accaduto -
seguito a ruota da qualche consigliere comunale - ed è dalle sue dichiarazioni che
vorremmo partire per avanzare qualche riflessione con cui orientarci con un po’
di lucidità nel polverone che si è sollevato, e che a giorni di distanza ancora
stenta a diradarsi.
«Una manifestazione di intollerabile inciviltà»,
che addirittura «offende tutti i torinesi» è stato il commento di Fassino,
mentre Giachino, consigliere di Forza Italia, ha parlato di «disastro
ambientale» (sic!).
D’altra parte, però, in molte altre occasioni di
grossi eventi o serate non è un mistero né uno scandalo che si producano
rifiuti in quantità e che una parte di questi rimanga a terra per poi essere
ripulita nel giro di qualche ora, come peraltro è avvenuto anche lo scorso
weekend in piazza Cavour, presto riportata alla sua “dignità” (per rimanere nel
solco delle espressioni usate dal sindaco...).
E allora perché in questo caso tanta indignazione
e scalpore per cartacce e cocci di bottiglia?
Una prima risposta può rintracciarsi nel fatto
che nel polverone sollevato dal botellon
dello scorso venerdì buona parte l’abbia giocata la scelta di un luogo
normalmente non deputato alla socialità serale, i giardini Cavour. Le stesse
scene tacciate di “inciviltà” accadono, seppur in maniera meno estesa, in tante
altre parti della città ogni fine settimana. Ma se il desiderio di stare
assieme e divertirsi si appropria di spazi non convenzionali, ecco che
l’amministrazione si affretta a calare giudizi e rimproveri, prestando il
fianco alle lamentele di qualche residente della zona che per una sera ha visto
turbata la propria quiete.
Ma soprattutto le dichiarazioni di Fassino e di
parte del restante consiglio comunale sono l’espressione più lampante di una
politica incapace di guardare al di là del proprio ombelico, che ama dare
qualche occasionale verniciata “giovane” alla facciata della propria città ma
poi non esita a lanciarsi in condanne e grida d’allarme quando i soggetti in
questione si manifestano al di fuori degli appositi circuiti creati per loro.
Gli stessi rappresentanti che in questi anni si
sono spesso e volentieri riempiti la bocca con la “Torino città dei giovani”
danno infatti prova di non avere la minima idea di quali siano le vite e i
bisogni dei tanti giovani che questa città la abitano quotidianamente nelle sue
difficoltà e contraddizioni, e non solo nelle occasioni di qualche saltuario
grande evento patrocinato. Crediamo sarebbe bastato anche solo soffermarsi per
un attimo sul senso stesso del botellon
per evitare di lanciarsi in commenti di questo genere: davvero, in una città
che conta quasi 100.000 studenti universitari, è così incomprensibile il
successo della proposta di ritrovarsi assieme per festeggiare la fine degli
esami senza essere costretti a spendere 8 euro per un cocktail?
A quanto pare alla giunta comunale gli studenti piacciono solo se bevono
e consumano dentro il recinto della movida
preconfezionata, meglio ancora se in qualcuno dei circoli o dei locali ai quali
negli ultimi anni l’amministrazione Pd ha elargito delibere e concessioni a piene
mani (come avvenuto lungo i Murazzi del Po).
Ma guai a scavalcare lo steccato, pena l’incorrere nelle ire di
Fassino&co e in lezioni di civiltà intrise del peggior paternalismo.
Un’ultima nota: agli
strepiti dell’amministrazione non poteva non seguire la solerte azione della
Procura torinese, che in questi giorni dovrà valutare se far partire delle
denunce contro gli organizzatori del botellon. Il reato ipotizzato è quello
di “assembramento in luogo pubblico, una norma contenuta nel Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza
risalente al 1931.
Ironicamente, seppure
con una nota di amaro in bocca, anche quest’ultimo dettaglio sembra suggerire
la distanza tra certa politica e i giovani di cui si (auto)proclama
rappresentante...