martedì 18 novembre 2014

Una corrispondenza dal Messico: #AyotzinapaSomosTodos

La vicenda della durissima repressione subita il 26 settembre scorso dagli studenti della Escuela Normal Rural di Ayotzinapa (nello stato del Guerrero) e della scomparsa di 43 di loro, ha scatenato in tutto il Messico un’ondata di mobilitazione e rabbia che a quasi due mesi di distanza non accenna a placarsi.
I fatti di Iguala non vanno però purtroppo letti nei termini dell’eccezionalità, ma hanno anzi messo a nudo la violenza di un sistema in cui la collusione tra criminalità organizzata, polizia e istituzioni politiche non si fa scrupoli a reprimere con brutale violenza qualsiasi forma di protesta o insorgenza.
Lo confermano una volta di più i fatti avvenuti lo scorso sabato all’Universidad Nacional Autonoma de México (UNAM) 
dove la polizia, dopo alcune provocazioni nei confronti di uno spazio occupato che si trova vicino alle facoltà, ha fatto irruzione nella città universitaria aprendo il fuoco. Il tutto, poi, è stato giustificato a posteriori dalle autorità con pretesti palesemente ridicoli.
Finora, a nulla sono valsi i goffi tentativi del governo messicano di ripulirsi la coscienza (e l’immagine sul piano internazionale) rispetto ai fatti di Iguala, cercando di mettere la parola fine a una vicenda che è ancora ben lontana dalla richiesta di verità e giustizia che si leva dalle piazze. È il caso, ad esempio, della conferenza stampa tenuta una decina di giorni fa dal Procuratore generale della Repubblica, il quale aveva dichiarato di aver raccolto le dichiarazioni di 3 narcos del cartello Guerreros Unidos che avrebbero confessato di aver giustiziato il gruppo di studenti scomparsi e di aver poi fatto sparire i corpi. All’evidente tentativo di archiviazione del caso e della sua derubricazione a violenza dei cartelli della droga da parte delle istituzioni, i familiari e i compagni dei desaparecidos hanno risposto con uno slogan che indica una responsabilità politica molto chiara - “Fue el Estado” (“E’ colpa dello Stato”) – rivendicando al contempo di riavere indietro vivi i 43 studenti.

Dei fatti di Iguala, della mobilitazione che ne è seguita e del quadro politico in Messico abbiamo discusso con Roberta, Alessandro e Caterina, tre compagni del collettivo Messico-Italia nato per diffondere informazioni su quanto sta accadendo dopo la scomparsa dei 43 normalistas.
Qui l’audio della corrispondenza:




Nei giorni scorsi dalla Escuela Normal di Ayotzinapa sono partite tre carovane verso il Nord, il Sud e il Centro del paese, che arriveranno a Città del Messico il 20 di Novembre, giornata di solidarietà internazionale con Ayotzinapa.
Ci uniamo all’appello di mobilitazione internazionale per quella giornata, invitando inoltre a diffondere informazioni su quanto sta accadendo in Messico in queste settimane.

¡Vivos se los llevaron vivos los queremos!
#FueElEstado #AyotzinapaSomosTodos

Per seguire le attività del collettivo Messico-Italia e rimanere informati sulla situazione rimandiamo alla pagina facebook Solidaria Quarantatre.
Qui il loro comunicato sui fatti di Iguala e l'appello alla solidarietà internazionale.
Per sostenere le famiglie degli studenti di Ayotzinapa e appoggiarle dal punto di vista economico è stato creato un conto corrente apposito: BBVABancomer numero 2871742051 (a nome di Cristina Bautista Salvador).