Partiamo da due presupposti, che vorremmo fossero chiari per tutti e tutte.
1) Il primo è prendere atto del fatto che, a posteriori, le 
ricostruzioni fantasiose dei giornali o dei repressi da tastiera (non 
presenti ai fatti di ieri sera) ci costringerebbero a ripetere di 
continuo come sono andate le dinamiche dei fatti. Ma la verità è che ci 
interessa fino a un certo punto, perché sappiamo che chi era presente ha
 visto coi propri occhi la deriva autoritaria in cui è sprofondata la 
città di Torino, chi c'era sa e non potrà che raccontare a chiunque il 
pestaggio a cui ha assistito, l’incontenibile follia poliziesca da cui 
le persone hanno provato a proteggersi e proteggere chi avevano intorno.
 Una prima parola va però spesa per tacciare alcuni espedienti narrativi
 dei giornali: chi riduce la piazza di ieri sera al complotto dei 
“centri sociali” vuole semplificare la complessità e le sfaccettature di
 questo quartiere e dei suoi fenomeni in una contrapposizione noi-loro, 
diciamocelo ormai un po’ datata. Quello che preme maggiormente a noi è 
che dal quadro non vengano rimossi tutti quei giovani che in quella 
piazza sono sempre stati, che vi trovano un’attrattiva che non si 
esaurisce nel listino cocktail dei locali e che ieri sera erano davanti a
 tutti perché sconvolti e indignati dalle provocazioni della polizia.
Il dato di fatto rimane che per fare rispettare un'ordinanza comunale -
 già di suo molto problematica - che prevede al massimo delle MULTE si è
 pensato bene di dispiegare un vero e proprio esercito per intimidire un
 intero quartiere. Almeno 10 camionette e decine di poliziotti in tenuta
 antisommossa: se vogliamo dirla tutta, un tale dispiegamento di forze 
dell’ordine per far rispettare un’ordinanza del genere non pare solo 
esagerata ed inappropriata, ma come una vera e propria provocazione. 
Esattamente, cosa si pensa di ottenere schierando poliziotti armati di 
scudi e di manganelli nel mentre che la gente comune trascorre una 
serata come tante a bersi qualcosa e farsi qualche chiacchiera con amici
 seduti al bar? Tanto più in orario da aperitivo (le 20,30 di sera, non 
certo le 2 del mattino!), quando la piazza è frequentata principalmente 
da lavoratori che hanno appena finito di lavorare, studenti in pausa 
dallo studio e famiglie che cenano.
2) Il secondo argomento che 
vogliamo affrontare riguarda più nello specifico l'operato della polizia
 e la reazione – giusta, spontanea, determinata – delle centinaia di 
persone che vi si sono contrapposte. Ieri sera infatti, dopo aver 
circondato l’intera piazza per oltre un'ora, tenendo in OSTAGGIO (per 
entrare/uscire era obbigatorio mostrare i documenti…) coloro che erano 
al suo interno, le “forze dell'ordine” hanno fatto degenerare la 
situazione. In un primo momento la polizia si allontana, ma incapace di 
accettare di non essere la benvenuta in un secondo momento torna alla 
carica travolgendo sedie, tavoli e persone. Dai video è possibile vedere
 le facce sbigottite e impaurite di coloro che erano rimasti chiusi 
all’interno dei locali di Piazza Santa Giulia per difendersi dalla 
violenza di quella carica totalmente ingiustificata e inaspettata. 
Perchè diciamo questo?
Non certo per ribadire l'ovvio, ma per 
combattere le inutili insinuazioni che si fanno largo in queste ore. I 
poliziotti hanno diversi compiti, ieri avevano quello di ergersi a 
difesa di un'ordinanza che non ha senso da qualsiasi parte la si prenda.
 Non ci sembra d’altronde che fosse loro compito dimostrare di essere i 
più duri della zona, né prendersi la ripicca quando le persone hanno 
espresso apertamente e serenamente il proprio disprezzo (Caro 
polizziotto, se mi piantoni il tavolo a cui bevo una birra senza 
contravvenire ad alcuna ordinanza, devo pure autocensurarmi e badare a 
cosa dico per non offenderti? Eppure all’aperitivo non ti avevo 
invitato). Sono stati i polizziotti ad esacerbare gli animi e a 
trasformare il centro di Vanchiglia in un campo di battaglia, 
manifestando la stessa incompetenza di chi ha sulle spalle la 
responsabilità dei fatti di piazza San Carlo, dove fra l’altro neanche 
da lontano si è visto un tale dispiegamento di forze.
E ci 
dispiace per i fan del manganello e dell'olio di ricino, ma per fortuna 
qui ancora non vige legge del far west, i poliziotti non sono ranger che
 agiscono al di fuori del codice penale e NON POSSONO in nessuno modo 
pensare che un (ad ora presunto) torto subito nei loro confronti possa 
autorizzarli a mettere in atto una carneficina come quella di ieri sera.
Sono settimane che invitiamo tutti e tutte a rispondere a queste 
provocazioni, a reagire in maniera compatta e collettiva per allontanare
 la polizia dai quartieri sottoposti all'ordinanza: è successo nei 
giorni scorsi, ieri è successo di nuovo e per quanto ci riguarda non c'è
 niente di sbagliato, ribellarsi alle ingiustizie è sempre giusto. 
Altrimenti qui si rischia di perdere il contatto con la realtà e con ciò
 che ci accade intorno: nel mondo esistono, da sempre, oppressi e 
oppressori, le variabili della conflittualità tra questi due attori sono
 alterne, ma sempre presenti. Ieri, lo diciamo senza paura, l'oppresso 
ha riconosciuto l'oppressore nella sua vera natura e l'ha respinto senza
 complimenti.
Una grande fetta di studenti torinesi e 
universitari fuorisede sono soliti frequentare Piazza Santa Giulia, 
sedersi e bersi qualche birra in serena compagnia. In un recente 
articolo di un noto quotidiano è stato detto che questo sarebbe il 
quartiere più caldo rispetto a quelli a cui è stato imposto il divieto 
anti-movida per via della vicinanza con l'università e con diversi 
luoghi occupati e autogestiti. Ebbene, sarà anche così, ma qualcuno 
potrebbe quindi spiegare perché la polizia ha distrutto i dehors dei 
locali, picchiato coloro che stavano trascorrendo la loro serata in pace
 e manganellato sulla schiena la lavoratrice di un bar perché si era 
schierata a difendere i suoi clienti impauriti? Non c’è centro sociale 
che tenga, i fatti parlano chiaro e anche a sto giro l’ennesima 
provocazione e abuso di potere da parte della polizia non si è fatto 
attendere. Ricordiamo che solo pochi giorni fa si è consumato un altro 
fatto gravissimo in cui Maya, una ragazza di 19 anni, alla fine di una 
serata ai Murazzi è stata ingiustamente trattenuta da alcuni agenti, 
insultata, portata in caserma e picchiata. Evidentemente gli uomini e le
 donne in divisa non conoscono vergogna.
Sarebbe quindi questa la 
concretizzazione dei concetti di “ordine pubblico” e di “sicurezza”? 
Giusto per capirsi, perché pare ormai nella normale gestione delle cose 
farsi picchiare dalla polizia sulla strada del ritorno per casa e, 
addirittura, essere travolti da un’orda di agenti antisommossa che ti 
manganellano mentre bevi una birra seduto in piazza.
La verità è 
che con questa sciocca ordinanza si vogliono limitare i diritti di 
ciascuno di noi, sulla base di falsi miti perbenisti che nulla hanno a 
che vedere con i reali problemi della città di Torino. Il proibizionismo
 non ha funzionato a suo tempo, non funzionerà adesso. È uno specchio 
per le allodole creato per esaltare gli scribacchini dei quotidiani, 
rimpinzare tristemente le tasche vuote del comune e celare la totale 
incapacità di un sindaco di occuparsi della sua città, come ci 
dimostrano anche i fatti di piazza San Carlo. Siamo liberi di viverci il
 quartiere come meglio crediamo, perché noi lo conosciamo davvero, nei 
suoi pregi e nei suoi difetti. Aggiungiamoci anche la piena libertà 
concessa alla polizia di operare come meglio crede nelle nostre serate e
 lasciarli impuniti di compiere ogni genere di schifezze e di soprusi e 
abbiamo dato la giusta cornice a questo quadro raccapricciante.
Ma la verità è anche un’altra: la scorsa notte i ragazzi, gli studenti e
 i lavoratori di Vanchiglia hanno dato la dimostrazione che il quartiere
 è di chi lo vive tutti i giorni e che non accetta nessun genere di 
intimidazione. Un solco è stato tracciato ieri sera, che divide 
nettamente chi pensa di risolvere i problemi della città affidandosi 
solo alla forza bruta e chi invece non si spaventa ma alza la testa e 
lotta.
Nei
 prossimi giorni dovremo confrontarci e organizzarci ancora, la reazione
 scomposta e violenta della polizia non può passare inosservata, la 
battaglia è ancora tutta da combattere
#BastaDivieti, vogliamo il ritiro immediato dell'ordinanza anti-alcol!
 


