mercoledì 11 giugno 2014

#11Luglio: abbassiamo i costi dell'università, riprendiamoci il futuro!

L’11 Luglio non sarà solo la giornata dei primi ministri europei, riuniti in un vertice tanto retorico quanto inutile e costoso. Sarà l’occasione per ogni giovane, studente, precario di unire i nostri bisogni e le nostre voci, per costruire una giornata di partecipazione collettiva e di protesta centrata su una progettualità diversa, la nostra!


Abbassiamo i costi dell’Università! No al caro libri, al caro trasporti, al caro affitti! Riduciamo le tasse universitarie!
In tempo di crisi l’aumento delle tasse universitarie, del costo dei libri di testo, il caro trasporti, il caro affitti rappresentano sempre di più un disincentivo al proseguire gli studi. Come se non bastassero le barriere economiche, sempre più dipartimenti introducono il numero chiuso. Contro questo modello di università escludente e per pochi noi pretendiamo una formazione accessibile a tutti e di qualità. L’abolizione dei numeri chiusi. L’abbassamento delle tasse universitarie proporzionalmente all’impoverimento delle famiglie prodotto dalla crisi. E trasporti davvero agevolati per studenti e pendolari. I 38 milioni di accordo Unito-San Paolo ci dimostrano che le risorse ci sono!

No al lavoro sfruttato, malpagato, gratuito. No al ricatto della disoccupazione.
La disoccupazione è il ricatto col quale imporre ad un’intera generazione l’accettazione passiva di forme di lavoro sempre più precarie, sfruttate, mal pagate, dequalificate per paura di non trovare nient’altro. Ma nonostante le retoriche dei sacrifici e del tirare la cinghia finché le cose non andranno meglio, non si tratta di un adattamento necessario e passeggero ad una fase di crisi. È la forma stessa del lavoro che sta venendo intenzionalmente trasformata per renderlo sempre più produttivo, intensivo e sempre meno costoso.
Farci lavorare in modo precario e intermittente serve ad abbassare i salari, a spazzar via ogni residuo di tutela, a eliminare rivendicazioni e resistenze con la paura dell’esclusione, in una parola a tenere alti i profitti di pochi. Per questo dire no alla disoccupazione non ci basta. Noi lottiamo anche contro un lavoro che oggi più che mai sfrutta, impoverisce, indebolisce la forza con cui possiamo rivendicare una vita migliore. In un paese in cui la ricchezza c’è, non ci accontenteremo di elemosinarne le briciole attraverso qualche incentivo al lavoro dequalificato e malpagato per i giovani. Vogliamo reddito ed una vita degna d’essere vissuta, a prescindere e per tutti.

Non ci rappresentate! I vostri interessi non sono i nostri interessi!
La gestione delle istituzioni si svela ogni giorno di più per quel che è: un potere di lobby che asseconda gli interessi politici ed economici di una ristretta minoranza. Mentre la maggioranza del paese si impoverisce sotto la scure dell’austerity, le politiche portate avanti dai governi che si sono succeduti dall’inizio della crisi continuano – nonostante le promesse di cambiamento e sotto la patina del nuovo – a favorire potentati economici, finanziari, politici costruiti sulle grandi opere inutili, sulla speculazione immobiliare ed edilizia, sulle produzioni ad altissimi costi ambientali e di salute, sullo strapotere del sistema bancario. Nessun cambio di paradigma può essere atteso da quanti (politici, banchieri, imprenditori, “tecnici” partoriti dai potentati finanziari) semplicemente perseguono interessi diversi dai nostri. Realisticamente parlando, a chi di loro potremmo delegarli? La nostra perdita di fiducia nelle istituzioni non è indice di nessun “nichilismo generazionale” ma solo del loro fallimento.

Riprendiamoci il futuro!

È giunto il momento di mettere NOI al centro dell’agenda politica di questo paese i nostri interessi, gli interessi di ogni giovane, studente, universitario, disoccupato, precario, gli interessi di ogni sfruttato e impoverito di questo paese. Quella che ci viene presentata come l’unica strategia di uscita dalla crisi è semplicemente la via più breve per lasciarci in eredità una società più disuguale che mai. Ci sono possibilità migliori che possiamo immaginare.