L’11 Luglio non sarà solo la giornata dei
primi ministri europei, riuniti in un vertice tanto retorico quanto inutile e
costoso. Sarà l’occasione per ogni giovane, studente, precario di unire i nostri
bisogni e le nostre voci, per costruire una giornata di partecipazione
collettiva e di protesta centrata su una progettualità diversa, la nostra!
Abbassiamo i costi dell’Università! No al caro libri, al caro trasporti, al caro affitti! Riduciamo le tasse universitarie!
In tempo di
crisi l’aumento delle tasse universitarie, del costo dei libri di testo, il
caro trasporti, il caro affitti rappresentano sempre di più un disincentivo al
proseguire gli studi. Come se non bastassero le barriere economiche, sempre più
dipartimenti introducono il numero chiuso. Contro questo modello di università
escludente e per pochi noi pretendiamo una formazione accessibile a tutti e di
qualità. L’abolizione dei numeri chiusi. L’abbassamento
delle tasse universitarie proporzionalmente all’impoverimento delle famiglie
prodotto dalla crisi. E trasporti davvero agevolati per studenti e
pendolari. I 38 milioni di accordo
Unito-San Paolo ci dimostrano che le risorse ci sono!
No al lavoro sfruttato, malpagato,
gratuito. No al ricatto della disoccupazione.
La disoccupazione
è il ricatto col quale imporre ad un’intera generazione l’accettazione passiva
di forme di lavoro sempre più precarie, sfruttate, mal pagate, dequalificate
per paura di non trovare nient’altro. Ma nonostante le retoriche dei sacrifici
e del tirare la cinghia finché le cose non andranno meglio, non si tratta di un
adattamento necessario e passeggero ad una fase di crisi. È la forma stessa del
lavoro che sta venendo intenzionalmente trasformata per renderlo sempre più
produttivo, intensivo e sempre meno costoso.
Farci lavorare in modo precario e
intermittente serve ad abbassare i salari, a spazzar via ogni residuo di tutela,
a eliminare rivendicazioni e resistenze con la paura dell’esclusione, in una
parola a tenere alti i profitti di pochi. Per
questo dire no alla disoccupazione non ci basta. Noi lottiamo anche contro un
lavoro che oggi più che mai sfrutta, impoverisce, indebolisce la forza con cui
possiamo rivendicare una vita migliore. In un paese in cui la ricchezza c’è,
non ci accontenteremo di elemosinarne le briciole attraverso qualche incentivo
al lavoro dequalificato e malpagato per i giovani. Vogliamo reddito ed una vita
degna d’essere vissuta, a prescindere e per tutti.
Non ci rappresentate! I vostri interessi
non sono i nostri interessi!
La gestione
delle istituzioni si svela ogni giorno di più per quel che è: un potere di
lobby che asseconda gli interessi politici ed economici di una ristretta
minoranza. Mentre la maggioranza del paese si impoverisce sotto la scure
dell’austerity, le politiche portate avanti dai governi che si sono succeduti
dall’inizio della crisi continuano – nonostante le promesse di cambiamento e
sotto la patina del nuovo – a favorire potentati economici, finanziari,
politici costruiti sulle grandi opere inutili, sulla speculazione immobiliare
ed edilizia, sulle produzioni ad altissimi costi ambientali e di salute, sullo
strapotere del sistema bancario. Nessun cambio di paradigma può essere atteso
da quanti (politici, banchieri, imprenditori, “tecnici” partoriti dai potentati
finanziari) semplicemente perseguono interessi diversi dai nostri. Realisticamente parlando, a chi di loro
potremmo delegarli? La nostra perdita di fiducia nelle istituzioni non è indice
di nessun “nichilismo generazionale” ma solo del loro fallimento.
Riprendiamoci il futuro!
È giunto il
momento di mettere NOI al centro dell’agenda politica di questo paese i nostri
interessi, gli interessi di ogni giovane, studente, universitario, disoccupato,
precario, gli interessi di ogni sfruttato e impoverito di questo paese. Quella
che ci viene presentata come l’unica
strategia di uscita dalla crisi è semplicemente la via più breve per lasciarci
in eredità una società più disuguale che mai. Ci sono possibilità migliori che
possiamo immaginare.